Casabona

Per quando ne sappiamo delle sue origini Casabona fu fondata nel DLXX, questo era scritto su un arco di pietra calcarea locale di una casa a tre piani, probabilmente la prima costruita nella zona e essendo l’unica casa nuova era indicata come la casa buona e questo avrebbe originato il nome.

La frazione è situata a sud-est di Rionero Sannitico ed è attraversata da sette vie comunali con la strada provinciale al centro, ai suoi è in costruzione la superstrada che unisce Isernia a Castel di Sangro.

Le sue 5 sorgenti d’acqua furono trasformate in vere fontane per convenienza degli abitanti.

Il colera arrivò nel 1872 per questo fu costruito un piccolo ospedale chiamato “Lazzaretto”, per ricoverare gli ammalati sfortunati e impedire il contagio al resto della popolazione.

Questa frazione ha sempre avuto negozi, alimentari al servizio degli abitanti, come pure un negozio di tessuti e macchine da cucire.

Casabona era seconda in grandezza dopo Montalto, infatti nel 1949 era composta da 49 famiglie e 397 persone.

Purtroppo negli anni 50 l’emigrazione ha spopolato questa frazione. Gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia e l’Argentina sono stati i paesi di destinazione, dove molti hanno fatto fortuna.

Adesso si contano poche decine di persone che abitano nelle nuove case costruite al margine del bosco molto pittoresco con illuminazioni e marciapiedi, questo perché il terremoto del 1984 distrusse molte delle vecchie abitazioni.

Casabona è sempre stata una frazione prevalentemente contadina, ma ha prodotto anche operai specializzati come falegnami e muratori. Altri hanno raggiunto livelli professionali come ingegneri, professori, geometri, periti tecnici e piloti.

Non sono mancati eroi come Luciano Fra botta decorato con medaglia di bronzo al valore militare; Alberto Grande sopravvissuto ai campi di sterminio di Hauswiz; Alfredo Di Franco deceduto sui campi di battaglia tedeschi; altri sono stati prigionieri di guerra: Michele Frabotta, Antonio Fra botta, Antonio Di Vincenzo, Nicola Capretta, Sabatino Capretta e Alfonso Di Franco.

A cura di Antonio Frabotta